5 giugno 2014
Le opportunità e i limiti del telelavoro
Ho partecipato con lo Studio Ciampolini ad un evento organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Ordine dei consulenti del lavoro di Como nel quale si è discusso di benessere, telelavoro e nuove tecnologie.
A che punto siamo in Italia per implementazione di progetti di telelavoro? Molto indietro stando a quanto è stato segnalato dall’Unione Industriali della provincia di Varese.
Quante aspettative nutrono i lavoratori dalla reale possibilità di conciliare, attraverso la flessibilità offerta dal telelavoro, vita lavorativa e vita privata? Molte, stando ai risultati della ricerca che ci è stata presentata, i cui lavori sono visibili su teleconciliando.wordpress.com.
Quanto conta l’organizzazione e la pianificazione nell’implementazione di progetti di telelavoro? E quanto è importante, nella vita di ciascuno la possibilità (e la capacità) di isolarsi totalmente dalla tecnologia, almeno per lo spazio di una vacanza o di un fine settimana? La possibilità di lavorare in mobilità se da un lato costituisce un vantaggio, dall’altro nasconde dei pericoli, in termini di sicurezza e di stress da lavoro, non meno importanti di quelli che si corrono stando alla propria scrivania ed è per questo che ogni progetto di telelavoro va pianificato correttamente, ci dice la Prof.ssa Fabiana Gatti.
Tra l’altro, per alcune tipologie di attività la possibilità del continuo collegamento da remoto e la consapevolezza di essere sempre “rintracciabili” sta facendo nascere un nuovo argomento di studio tra gli esperti di organizzazione del lavoro (il technostress). Si pensi ad esempio ai servizi di consulenza e alla posizione di molti manager e del personale generalmente inquadrato ai livelli più alti. Personale nei confronti del quale la legge stabilisce delle deroghe alle limitazioni in materia di lavoro straordinario.
Ma si pensi anche al tempo sottratto allo svago e alla famiglia.
Potrebbe cominciare ad acquisire rilevanza in un futuro abbastanza prossimo e ai fini di una migliore conciliazione vita-lavoro, accanto alla progettazione di forme di telelavoro, che aiutino a superare l’impostazione tradizionale dei tempi e dei luoghi di lavoro responsabilizzando il personale in termini di performance, anche la valutazione dei meccanismi organizzativi che consentano di interrompere, per tempi definiti, il collegamento con gli strumenti di lavoro, separando così, come si faceva una volta, gli spazi fisici e sociali dedicati al lavoro (i locali – anche virtuali – dell’azienda) e quelli (anche mentali) dedicati al proprio tempo libero.
Oppure, potrebbe essere utile cominciare ad adottare nuove soluzioni organizzative di tipo flessibile che accompagnino le scelte individuali in una logica di miglioramento del business. E’ quanto ha fatto Plantronics ed è quanto è raccontato nel libro Smarter working a cura di Guy Clapperton e Philip Vanhoutte. Una lettura davvero interessante, soprattutto per lo sforzo organizzativo alla base della svolta culturale segnalata: passare dalla logica del controllo alla logica del risultato, con quel senso di fiducia e responsabilità che dovrebbe caratterizzare il lavoro a tutti i livelli….
Scritto il 9-6-2014 alle ore 12:14
E’ nel mondo delle Amministrazioni sanitarie con lo sviluppo delle tecnologie informatiche (ricette on line, fascicolo sanitario elettronico, protocollo informatico codice amministrazione digitale)che vedrei un ottimo campo di sperimentazione per incrementare l’utilizzo del telelavoro