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Il Blog di Paola Salazar

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Postilla » Lavoro » Il Blog di Paola Salazar » Risorse umane » Causa o effetto? Seconda puntata….la cura dei giovani, a partire dalla scuola

7 marzo 2011

Causa o effetto? Seconda puntata….la cura dei giovani, a partire dalla scuola

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E’ passato un pò di tempo da quando ho scritto la prima puntata di un percorso di riflessione che ho in testa da qualche mese.

La ragione? Riflessione, sui suoi contenuti, sui commenti che mi sono arrivati, ma soprattutto sul significato da attribuire al termine “cura delle persone” nell’anno del “benessere” aziendale – pilotato dalla normativa sullo stress da lavoro –  quando si ha a che fare con i giovani, il nostro futuro ma soprattutto il futuro dei governi. Lo stimolo a lanciare, con una riflessione in più – durata un pò più di quanto volessi – , questo messaggio mi è stato dato da un articolo di Pier Luigi Celli comparso il 18 gennaio scorso Il futuro è un tempo al singolare.

Leggo: (…) Il futuro non riesce a nascere perché ‘non ha tempo per nascere’ (Luhmann) incalzato e divorato da un presente che vive di scadenze sempre più urgenti. Ed è proprio il presente, la situazione che si vive, ciò che impedisce al futuro di funzionare, perché la condizione essenziale per concepire il futuro è di avere un presente: una realtà solida su cui fare presa e da cui partire. (…) Riconquistare la prospettiva del futuro è, oggi, operazione squisitamente educativa (…).

Ecco, allora, che la cura delle persone nelle organizzazioni diviene anche cura dei giovani che entrandovi, nella primavera della vita, pieni di speranze, di entusiasmo e di voglia di imparare sono una risorsa di crescita che va opportunamente valorizzata mediante un’ideale linea di continuità con la scuola e, soprattutto, l’università.

Come augurio per il 2011,  anche il Capo dello Stato nel discorso di fine anno si è voluto concentrare sui giovani.

Non accetto, personalmente, le facili generalizzazioni e i semplicistici giudizi negativi espressi nei confronti delle ultime generazioni nel momento in cui affrontano il mondo del lavoro ed entrano nelle organizzazioni.

Anche in questo caso bisogna andare più alla causa che all’effetto e interrogarsi sul ruolo che scuole e università hanno nel plasmare le nuove generazioni per consentire loro di entrare nel mondo e nel lavoro. Solo con queste premesse è possibile affrontare poi i problemi che i giovani possono trovare all’interno delle organizzazioni. Problemi che dipendono dalla necessità di fare incontrare, come è sempre stato, del resto due mondi.

Credo, quindi, che anche sul versante giovanile le organizzazioni debbano adottare una metodologia di “cura” cioè di attenzione, di ascolto e di educazione al senso di appartenenza, di responsabilità così come alla condivisione di valori comuni. Ma credo anche che questa “cura”, che non può essere demandata solo all’azienda, sia in realtà nient’altro che il percorso di arrivo di un paziente lavoro di crescita che deve partire prima di tutto dalla base e cioè dalla famiglia, ma soprattutto dalla scuola perché i valori che si incontrano a scuola sono poi quelli che ci accompagnano nella vita e nel lavoro.

Così, anche in questo caso, la cura verso se stessi diviene cura delle nuove generazioni e quando gli insegnanti – pur con tutte le difficoltà che il mestiere di insegnante comporta in Italia – riescono a trasmettere questo i giovani iniziano a sentirsi parte di qualcosa e questo sentimento li accompagnerà nel loro percorso di vita e nella loro crescita sul lavoro.

Personalmente, se non avessi avuto al liceo due guide che per me sono state fondamentali dal punto di vista umano prima che formativo (l’insegnante di latino e greco e la insegnante di storia e filosofia, quattro colonne della formazione umanistica), probabilmente non avrei avuto la capacità di fronteggiare nella vita e, successivamente nel lavoro, situazioni complesse.

Perché la scuola è il primo luogo in cui si fronteggia, al di fuori della protezione della famiglia, una realtà organizzativa nella quale carattere, attitudini, creatività e potenziale vanno coltivati. Nel paziente lavoro di raccolta di spunti e sollecitazioni da tutto quello che guardo o leggo, mi aveva colpito già un anno fa  un articolo di Alessandro D’Avenia, giovane scrittore ma prima di tutto giovane insegnante di un liceo milanese: “gli adulti, coinvolti nella stagione fragile dell’esistenza sono chiamati a sostenerla con la speranza negli occhi, sicuri che i ragazzi sono i sogni possibili che fanno di qualsiasi educatore un sognatore. Per questo spero: so che posso affidare al mondo con cinque anni di battaglia in aula, persone migliori. Questo mi fa credere in loro (…)”.

Così come mi ha colpito, qualche mese dopo, l’articolo di Beppe Severgnini apparso sul Corriere della sera in occasione dell’uscita del film The Social Network – La forza dirompente dei giovani - dove ci viene ricordato che qualsiasi governo italiano dovrebbe capire che il petrolio nazionale sta nella nostra testa: altro non ne abbiamo. I rettori sono sceicchi inconsapevoli: amministrino la nostra ricchezza, investano sul nostro futuro.

Letture: 7765 | Commenti: 1 |
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Un commento a “Causa o effetto? Seconda puntata….la cura dei giovani, a partire dalla scuola”

  1. Sara Agostini scrive:
    Scritto il 7-3-2011 alle ore 13:37

    Anche io ho avuto una insegnante di latino e greco bravissima…Mi auguro che i ragazzi possano avere la fortuna e l’onore di conoscere insegnanti del calibro di quelli che ho avuto io.

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